sabato 11 febbraio 2012

LA SANITA' PENITENZIARIA NEI SISTEMI REGIONALI




Dal 16 al 18 novembre 2011 a Roma si è svolto il XII congresso nazionale della Società italiana di Medicina e Sanità penitenziaria (S.I.M.S.Pe. onlus) sul tema “La sanità penitenziaria nei sistemi sanitari regionali”.L’evento, cui hanno partecipato i maggiori esperti del settore, ha aperto una finestra sul mondo della sanità penitenziaria alla luce del Dpcm 1 aprile 2008 che ha trasferito le competenze in materia sanitaria penitenziaria dal ministero della Giustizia alle Asl.
“Questo momento - ha esordito nel suo intervento di apertura dei lavori Enrico Giuliani, presidente del Congresso - che può essere definito epocale per i servizi sanitari penitenziari, ha visto esplodere in molteplici frammenti organizzativi regionali il sistema unico che fino al 2008 era gestito centralmente dal ministero della Giustizia. Spesso gli organismi regionali e le singole Asl hanno preso spunto dalle precedenti prassi operative per declinare i nuovi sistemi, in alcune occasioni, invece, il vecchio è stato completamente accantonato”.



Il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria,Giuseppe Moretti, ha moderato la tavola rotonda sul tema “Il ruolo della Polizia Penitenziaria nell'assistenza sanitaria alle persone detenute". Grande attenzione è stata rivolta, dunque, alle problematiche emergenti dall’integrazione tra Asl e ministero della Giustizia anche ricorrendo alla testimonianza del principale partner del mondo sanitario in carcere, ovvero la Polizia Penitenziaria.Hanno partecipato il commissario Maria Luisa Tattoli, che ha introdotto “Il diritto alla salute del detenuto: forme di interazione e criteri di collaborazione tra l’Ordinamento sanitario e l’Ordinamento penitenziario, con particolare riferimento al ruolo della Polizia Penitenziaria”, il commissario Vincenzo La Monaca, ex comandante del Carcere di Trani, Salvatore Parisi, ispettore presso la Casa di Reclusione di Carinola, responsabile dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza Penitenziaria, Franco Lepri, medico penitenziario della Regione Lazio, Vincenzo De Donatis, medico penitenziario della Regione Emilia Romagna, Antonino Levita, medico penitenziario della Regione Sicilia, il commissario Giovanna Zaccari, vice comandante di Regina Coeli, il dottor Manganelli, ex comandante della Casa Circondariale di Brescia e dell’Opg di Aversa, il commissario Amerigo Fusco, responsabile del coordinamento Funzionari Ugl e comandante della Casa di reclusione Opera di Milano.
“Ritengo debbano essere individuati i margini - ha precisato Moretti - di una invisibile linea di demarcazione tra i compiti istituzionali della Polizia Penitenziaria, nei quali non c’è esplicitamente alcuna funzione di tipo sanitario (com’è prevedibile che sia) e la posizione di garanzia riconosciuta dalla giurisprudenza già agli Agenti di Custodia, ed ora alla Polizia Penitenziaria, che implica il riconoscimento di una tutela più ampia, che è quella del bene vita, comprensivo del diritto alla salute del detenuto, come più volte riconosciuto anche dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.



“È toccato, poi, al regolamento di servizio del Corpo di Polizia Penitenziaria - continua - prevedere tra gli obblighi del personale in servizio nei reparti detentivi, e non solo nelle infermerie degli Istituti, quello di riferire tempestivamente al preposto servizio, anche per iscritto, ogni fatto che possa pregiudicare la salute e l’incolumità delle persone e le condizioni igienico-sanitarie, adottando provvisoriamente in via d’urgenza i provvedimenti volti ad evitare o a ridurre danni a persone o cose”.
A riguardo, uno dei temi al centro di approfondimento della tre giorni di Agorà Penitenziaria è stato quello delle malattie infettive in carcere, vero laboratorio e fucina d’idee per studiare e affrontare, in una popolazione confinata quindi controllabile con relativa facilità, le metodologie più moderne in tema di trattamento di tutte le malattie infettive. Mai come ora, in questo campo, visto il frazionamento regionale, questi momenti d’incontro e confronto in merito alle terapie adottate, possono garantire riflessioni mirate ad omologare i trattamenti in tutti gli istituti penitenziari.
Per Moretti “il Corpo della Polizia Penitenziaria è certamente pronto ad assumersi tutte le responsabilità connesse ai propri compiti istituzionali, non certo quelle che oggi talvolta ricadono sullo stesso personale a causa dell’assenza di adeguate figure professionali nel ramo della medicina, il cui organico sembra essere stato maggiormente depauperato dal passaggio delle competenze sulla sanità penitenziaria alle Regioni. Ma se oggi siamo qui, è anche per ribadire la centralità della Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’istituzione penitenziaria e un’ipotesi di futuro lavoro: avviare un percorso per giungere ad una nuova Polizia Penitenziaria, una branca specialistica dell’esecuzione penale che sia di fatto una Polizia di Giustizia, nella quale sia codificato anche il riconoscimento di figure tecniche in ambito sanitario, ormai irrinunciabili per la gestione delle problematiche emergenti anche dai reiterati eventi luttuosi che si stanno verificando tra lo stesso personale e che noi vorremmo non si ripetessero, proprio attraverso una migliore attività di sostegno psicologico”.


La polifunzionalità della Polizia Penitenziaria nasconde in sé una potenzialità notevole, una capacità, tuttavia, sovente rimasta inespressa a causa delle questioni che da sempre affliggono il sistema penitenziario, e che costringono tutti gli operatori ad una rincorsa quotidiana, continua e affannosa delle finalità dell’esecuzione penale interna. Su tutte le questioni spicca, ovviamente, quella del sovraffollamento carcerario, il cui impatto sistemico si riflette anche sulla fruizione delle più elementari prerogative costituzionalmente tutelate all’utenza detenuta e sul lavoro di tutti coloro i quali compongono la comunità penitenziaria.
“Non possiamo dimenticare, poi, - sottolinea Moretti - la presenza nel nostro sistema penitenziario degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, sui quali si è recentemente soffermata l’attenzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, alzando il velo su una realtà in cui convivono contemporaneamente degrado e situazioni di eccezionale umanità, come quella segnalata dal Sen. Marino, che come testualmente il Presidente della apposita commissione parlamentare ha voluto rimarcare scrivendo nella relazione conclusiva quanto colpisca la dedizione “a volte straordinaria, delle poche persone che lavorano in queste strutture, dagli operatori sanitari ai poliziotti della Polizia Penitenziaria, cronicamente sotto organico. Ad Aversa, nell’ispezione a sorpresa, abbiamo trovato poliziotti in ginocchio vicino agli internati, che rifacevano il piatto doccia di una stanza. Persone straordinarie, con una dedizione che va al di là dei loro compiti”.
L’organizzazione del Congresso ha visto quest’anno anche la collaborazione del Consiglio nazionale delle Ricerche che dimostra in tal modo un’attenzione tutta nuova al mondo della detenzione. Il Cnr, infatti, ha l’importantissimo compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese.

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