martedì 19 febbraio 2013

CARCERE COSENZA : VISITA DELL'ON. SCILIPOTI (PDL)


On. Domenico SCILIPOTI (PDL)

L'on. Domenico SCILIPOTI,candidato,nella circoscrizione calabrese, alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà,si è recato in visita alla Casa Circondariale di Cosenza " Sergio Cosmai", dove è stato accolto dal Direttore dell'Istituto,dr.Filiberto Benevento. Nel corso della visita l'on. Scilipoti ha avuto modo di conoscere le problematiche relative alla gestione del penitenziario cosentino prima tra tutte il sottodimensionamento organico del personale di Polizia Penitenzaria che è costretto,per tale motivo,a turni di lavoro,talvolta,defatiganti. L'on. Scilipoti,che ha manifestato particolare interesse ed attenzione,ha dichiarato di volersi impegnare politicamente per la risoluzione dei problemi del personale di Polizia Penitenziaria il cui benessere organizzativo contribuisce ad assicurare altresì più elevati standars di sicurezza.

Attenzione anche,nel contesto di una politica deflattiva,alle misure alternative alla detenzione.

domenica 17 febbraio 2013

IL SINDACATO DEI DIRETTORI PENITENZIARI SI APPELLA AL MINISTRO



Paola SEVERINO


      COMUNICATO STAMPA  Si.Di.Pe.

Fondi per il lavoro dei detenuti e per la chiusura degli O.P.G. ma per i dirigenti penitenziari probabili tagli degli organici, nessun contratto di lavoro e tagli alle già magre retribuzioni.Il Si.Di.Pe. (Sindacato Direttori Penitenziari), che raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari, da sempre impegnato sul fronte della difesa dei diritti umani nelle carceri, esulta perché è stato firmato in Consiglio dei ministri il decreto che destina 16 milioni di euro al lavoro carcerario,attraverso il rifinanziamento della legge Smuraglia ed esulta, anche, perché è stato finalmente firmato pochi giorni fa, il 7 febbraio, il decreto ministeriale che consente il  riparto di 173,8 milioni di euro per realizzare i nuovi centri che segneranno il definitivo abbandono di quell’orrore che sono gli ospedali psichiatrici giudiziari, con l’obbligo per le amministrazioni locali di inviare i programmi di utilizzo delle risorse entro 60 giorni per l’approvazione e lo sblocco dei fondi da parte del ministero della Salute.Ma i dirigenti penitenziari, che in prima persona e tra mille rischi, anche personali, gestiscono oramai da anni un’emergenza penitenziaria mai vista prima, non  hanno avuto la stessa attenzione. Per loro, poco più di 300 servitori di questo Stato non ci sono fondi, anzi, pur prevedendosi l’apertura di nuovi istituti penitenziari il Governo, in questo scorcio di fine legislatura, pensa di ridurli ulteriormente diminuendo i loro già esigui organici e, addirittura,  non solo non ha reperito le risorse per il loro primo contratto di lavoro (sono gli unici lavoratori dello Stato privi di contratto) ma  vorrebbe finanche mutilare la loro già scarsa retribuzione, privandoli della loro equiparazione alle forze di polizia, nonostante sia visibile  agli occhi di tutti (in primo luogo a quanti appartengano alle organizzazioni criminali!) che le loro funzioni concorrono al sistema della sicurezza dello Stato e che l’art. 79, parte V, Direzione del Personale, delle “Regole Penitenziarie Europee”, riferito proprio al personale penitenziario, precisi che  i benefici e le condizioni di impiego di esso devono riflettere l’esatta natura del lavoro come parte delle forze dell’ordine.Per queste ragioni tutte le Organizzazioni Sindacali del personale della carriera dirigenziale penitenziaria (SIDIPE, DPS, FPCGIL,  CISL-FNS, Codipe UIL, Confsal-UNSA), con un comunicato congiunto, in data 11.02.2013 hanno dichiarato lo stato di agitazione.Auspichiamo che il Governo ed il Ministro della Giustizia Paola Severino compiano un gesto di  ragionevolezza e di giustizia, affinché il loro mandato non si concluda con un atto di ingiustificata mortificazione nei confronti di coloro che, anche sopportando  rischi personali, operano per mantenere alto il senso di legalità del sistema penitenziario in questo difficile momento di emergenza,essendo i dirigenti degli istituti penitenziari e degli uffici di esecuzione penale esterna i primi garanti dei principi di legge nell’esecuzione penale .

                                              Il Segretario Nazionale
                                                 Rosario Tortorella      

sabato 16 febbraio 2013

RIORGANIZZAZIONE DEL DAP



Stando a notizie di stampa,vieppiù accentuatesi in questi giorni,pare che il Governo sia giunto alla determinazione di procedere,in tempi brevi, alla rivisitazione organizzativa del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. 
L'appplicazione della spending review dovrebbe portare,tra l'altro,all'accorpamento di istituti penitenziari minori,alla chiusura degli Uffici,non di rilievo,dell'Esecuzione Penale Esterna,nonchè alla razionalizzazione e conseguente soppressione di alcuni Provveditorati Regionali.In Calabria tali scelte dovrebbero concretarsi nella chiusura del carcere di Lamezia Terme.

venerdì 15 febbraio 2013

PROBATION OFFICER E LEGGE GOZZINI


Serve un concreto controllo su quelle forme di libertà condizionata alle finalità di recupero. Spesso emerge in modo molto evidente l'abuso che molti detenuti fanno di queste agevolazioni sulla pena: permessi, semidetenzione, custodia domiciliare, ammissione al lavoro esterno. Inoltre sarebbe opportuno istituire anche in Italia la figura e la pratica del "probation officer", soggetto già esistente ed operante con successo nei paesi di cultura anglosassone, il quale è un funzionario dello Stato che ha l'esclusivo compito di seguire e controllare da vicino il percorso riabilitativo del detenuto in "probation".






Il periodico evento di amnistie e decreti c.d. "svuota-carceri", pratica che si ripete ormai con una cadenza quasi rituale e sempre più frequente, mette in luce un dato di evidenza pressoché lapalissiana: il sistema giudiziario e quello carcerario non sono in grado di reggere la mole di lavoro loro portata dall'attività delle forze dell'ordine, nonostante che questa venga, a sua volta, da taluno considerata insufficiente; in altre parole la magistratura non è in grado di gestire con la necessaria rapidità le pendenze processuali e ciò provoca da un lato generose concessioni di libertà provvisoria e scarcerazioni per decorrenza termini per soggetti potenzialmente pericolosi, dall'altro un affollamento, ben oltre la capienza massima, delle nostre strutture detentive.Le Forze dell'Ordine, a loro volta, sono state accusate di essere numericamente eccessive se paragonate con quelle degli altri paesi.
Non per effettuare una sorta di difesa d'ufficio delle nostre Forze di Polizia, ma pare che tale accusa possa facilmente essere confutata da alcune considerazioni basate su dati di fatto. Per prima cosa i confronti andrebbero effettuati con nazioni che siano (per struttura statuale, condizioni generali, temperamento della popolazione e dimensioni)  abbastanza similari al nostro, come ad es. Francia e Spagna e si può a questo punto notare come la sommatoria Polizia+Carabinieri+circa quel 20% della G.di F. che si occupa di indagini giudiziarie, superi più o meno di circa il 10% l'addizione Gendarmerie Nazionale + Police Nazionale nei cugini d'oltralpe, analogamente potendosi dire per la Spagna data anche, in quest'ultimo caso, la differenza di popolazione. Consideriamo inoltre anche che i predetti due paesi dispongono, come tutti gli altri ed analogamente al nostro, di strutture di polizia fiscale, di sorveglianza carceraria, di polizia di confine (in Germania quest'ultima fornisce il personale delle c.d. "teste di cuoio") e di gendarmeria campestre, oltre che di polizia locale, dati che generalmente, nel computo di questo genere di statistiche-raffronto, vengono conteggiati solo a svantaggio del nostro paese ignorandoli invece per l'estero.
Per cui si rtiene che la polemica sul presunto eccesso di forze di polizia in Italia sia sostanzialmente infondata, dal momento che la sopra menzionata maggiore percentuale di effettivi penso possa essere pienamente giustificata dalla circostanza che sul nostro territorio (a differenza degli altri paesi) sono storicamente presenti e radicate ben quattro organizzazioni criminali, che contano decine di migliaia di affiliati, rendendo quindi necessaria, per le forze dell'ordine, l'esigenza basilare di una consolidata superiorità numerica. Consideriamo infine come nei predetti paesi esteri sia molto più sviluppato, rispetto al nostro, l'istituto delle polizie private (300.000 addetti in Inghilterra e più di 4.000.000 negli U.S.A., a fronte di meno di 100.000 da noi), situazione che comunque genera un maggiore costo economico per quelle comunità nazionali.
Aggirando quindi lo spinoso problema della riforma giudiziaria e dando per scontata l'opportunità di un potenziamento dell'apparato detentivo,va evidenziato piuttosto il problema della certezza della pena e dell'esigenza di un effettiva esecuzione di questa, pur senza rinunciare alle possibilità di redenzione del detenuto costituzionalmente previste, riducendo quindi l'eccessiva generosità della nota legge Gozzini, con l'attuazione di quegli standards detentivi minimi vigenti negli altri paesi e, soprattutto, con l'esercizio di un concreto controllo su quelle forme di libertà condizionata alle finalità di recupero. Spesso infatti emerge in modo molto evidente l'abuso che molti detenuti fanno di queste agevolazioni sulla pena finalizzate al loro reinserimento sociale (permessi, semidetenzione, custodia domiciliare, ammissione al lavoro esterno,ecc..), istituti che vigono anche in altre nazioni, ma che in Italia non sono soggetti a particolari controlli se non a quello generico delle forze dell'ordine che,dati i sovrabbondanti impegni di queste, non può che essere saltuario. In ogni eclatante occasione di questi abusi si assiste invariabilmente alla polemica tra accusatori e sostenitori di tale sistema, sostenendo apertamente i primi l'inutilità e la pericolosità di questo e rivendicando i secondi asseriti maggiori ma meno clamorosi benefici dello stesso, nell'ottica per cui "fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce" (ma la foresta che cresce si dovrebbe almeno vedere).
Per ovviare a questi aspetti negativi sarebbe opportuno istituire anche in Italia la figura e la pratica del "probation officer", soggetto già esistente ed operante con successo nei paesi di cultura anglosassone, il quale è un funzionario dello Stato che ha l'esclusivo compito di seguire e controllare da vicino il percorso riabilitativo del detenuto in "probation" (ovviamente ognuno di costoro segue più elementi in prova), intervenendo e denunciando abusi o violazioni delle normative generiche o specifiche relative all'agevolazione concessa. Nel nostro Paese sarebbe opportuno che gli incaricati di tali servizi venissero tratti dai ranghi della Polizia Penitenziaria o delle altre forze dell'ordine, dato l'implicito onere di doversi esporre ad eventuali minacce provenienti dai soggetti controllati, requisito che non è istituzionalmente possibile pretendere dal normale impiegato.

(Affari Italiani - Di  GIAGUARO) 

giovedì 14 febbraio 2013

DIRIGENTI PENITENZIARI

Giustizia: Menia (Fli); interrogazione su tutela personale della carriera dirigenziale penitenziaria



Agenparl, 14 febbraio 2013

On. Roberto  MENIA  (Fli)

In un’interrogazione a risposta scritta presentata al Ministro della Giustizia, il deputato Roberto Menia (Fli) chiede spiegazioni in merito “allo stato di agitazione minacciato dalle Organizzazioni Sindacali del personale della carriera dirigenziale penitenziaria, in quanto, il 12 febbraio u.s., esse hanno appreso che sono stati firmati i Decreti relativi alla valutazione degli incarichi, sebbene, dopo anni dalla riforma (Legge 154/2005), la categoria sia ancora priva del primo contratto; né abbia trovato applicazione, nei loro confronti, la ricostruzione di carriera prevista dall’art. 28 del D.lgs. 63/2006 con grave nocumento per gli stessi”. Inoltre il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà chiede chiarimenti su “un Dpcm, che sarebbe in procinto di essere varato, sulla riduzione di dirigenti penitenziari generali, nonostante essi siano esclusi dalla spending review”.
L’interrogante domanda, quindi, se “non si ritenga opportuno non depauperare ulteriormente un corpo di dirigenti dello Stato che si fa carico della gestione di oltre 65mila persone detenute e decine di migliaia di appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria”. E inoltre se “non si ritenga di riconsiderare l’opportunità che vengano date tempestive e nuove direttive affinché sia assicurata ai dirigenti penitenziari la corresponsione dell’una tantum per l’appunto prevista per il personale delle Forze dell’Ordine al quale essi sono equiparati, in attesa che venga definito e stipulato il loro primo contratto di categoria” Si interroga, infine, il Ministro su “quali iniziative siano assunte da parte del Dap per assicurare la necessaria e fondamentale presenza di dirigenti penitenziari nelle 206 carceri del Paese, pure in relazione alla reiterata dichiarazione dello stato d’emergenza delle carceri, proclamata con appositi e ripetuti Dpcm, dai recenti governi e quello attuale, emergenza che ha dato la stura al c.d. piano carceri.

mercoledì 13 febbraio 2013

DIRIGENTI PENITENZIARI IN RIVOLTA PER LE CONTINUE UMILIAZIONI






COMUNICATO 


Le OO.SS. del personale della carriera dirigenziale penitenziaria (dirigenti di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna), avendo appreso nella riunione odierna con l’Amministrazione Penitenziaria che: 

• sono stati firmati dal Ministro della Giustizia i DD.MM. relativi alla valutazione e all’attribuzione degli incarichi dei dirigenti  penitenziari, nonostante dopo anni dalla riforma essi siano ancora privi del primo contratto di categoria né abbia trovato applicazione nei loro confronti la ricostruzione di carriera prevista dall’art.28 del D.Lgs. 63/2006 (ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria); 

• è in procinto di essere varato un D.P.C.M. relativo alla riorganizzazione del Ministero della Giustizia che prevede la riduzione di dirigenti penitenziari, anche generali, nonostante essi siano esclusi dalla spending review;

• che l’IGOP ha ritenuto illegittimamente e irragionevolmente di escludere la dirigenza penitenziaria dalla corresponsione dell’indennità una tantum prevista per il comparto sicurezza al quale pure essa appartiene;

        PROCLAMANO LO STATO DI AGITAZIONE

che culminerà nell’indizione di ulteriori e incisive forme di protesta qualora il il Ministro della Giustizia non dia un concreto segnale di attenzione alle gravi problematiche della categoria  e, nello specifico, 

CHIEDONO

1. che siano immediatamente emanati dall’Amministrazione Penitenziaria i decreti di inquadramento per la ricostruzione di carriera prevista dall’art.28 del D.Lgs. 63/2006 (ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria;

2. che con il D.P.C.M. di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, in corso di emanazione, non vengano ridotti i posti di dirigenza, anche generale, del personale della carriera dirigenziale penitenziaria;

3. che siano regolarmente corrisposti ai dirigenti penitenziari gli assegni una tantum previsti per il comparto sicurezza, come già avvenuto lo scorso anno;

4. che  il Ministro della Giustizia, con gli atti che riterrà opportuni, definisca inequivocabilmente che al personale della carriera dirigenziale penitenziaria si applica il trattamento economico e giuridico del personale dirigente della polizia di Stato con funzioni di polizia fino alla stipula  del primo contratto di diritto pubblico.

Roma, 11 febbraio 2013

   SIDIPE              DPS              FPCGIL                CISL-FNS               Codipe UIL               Confsal-UNSA 
Tortorella        Galati         Lamonica            Mannone                  Andreozzi                     Martinelli