martedì 28 febbraio 2012

IL SINDACATO DEI DIRETTORI INCONTRA TAMBURINO




Comunicato   SI.DI.PE.  del 28-2-2012

“INCONTRO CON  IL PRESIDENTE TAMBURINO – CAPO DEL DAP”
(IL DIALOGO RITROVATO)

             Nell’incontro di questa mattina, con il Presidente Giovanni TAMBURINO, presente la dr.ssa Piera CONTE, dell’Ufficio Relazioni Sindacali, e per il SI.DI.PE., il Segretario Nazionale SBRIGLIA, il Vicario TORTORELLA ed il Vice D’ANSELMO, si è rafforzata la convinzione che forse una nuova diversa stagione, quella di un ritrovato dialogo con i vertici del DAP, si stia avviando per riportare su un piano di concretezza e realtà il ruolo sociale dell’Amministrazione  Penitenziaria attraverso la Dirigenza Penitenziaria, alla quale è demandato, soprattutto, il governo delle realtà periferiche, dove più stridenti sono le contraddizioni e le difficoltà di un sistema verso il quale sino ad oggi si sono riversate le contraddizioni e le schizofrenie di una politica penitenziaria ambigua ed ondivaga.
       Ci è parso che il Presidente TAMBURINO abbia compreso come la dirigenza penitenziaria sia strategica per un processo di rilancio dell’amministrazione, perché quest’ultima possa recuperare il suo mandato istituzionale nel rispetto dei principi costituzionali e di legge, chiarendo a se stessa ed agli altri come la pena abbia un chiaro fine educativo, rispettoso della dignità della persona, ritrovando nella figura del Direttore il momento di unificazione della complessità penitenziaria ed il presidio di garanzie che riguardano non solo la persona detenuta ma anche gli stessi operatori penitenziari.
        Pure si è colta la necessità che alla dirigenza, la quale attende il primo contratto della categoria da oltre sei anni, vengano riconosciuti il giusto trattamento economico sancito dalla Legge MEDURI e la ricostruzione della carriera ex art. 28 del D.Lgs. n. 63/2006, valorizzando le storie professionali dei dirigenti penitenziari che in questi anni difficili hanno contribuito, attraverso l’assolvimento di tale complessa funzione istituzionale, ad evitare il tracollo di un sistema ove, con il poco e nulla di risorse, si è governato il tanto di complessità.
       Con il contratto e con l’art. 28, infatti, non si chiedono solo i previsti adeguamenti retributivi, ma il riconoscimento del ruolo sociale di un lavoro complesso e delicato e le storie professionali di ognuno, costituite, nella generalità dei casi, da sacrifici personali enormi offerti dai Dirigenti Penitenziari, spesso divisi tra più sedi di servizio e sovrapposizioni di responsabilità, costretti a misurarsi con proteste di detenuti, sovraffollamento detentivo, demotivazione crescente del personale, quest’ultimo non di rado privato di speranze in materia di crescita professionale, vaste aree territoriali ove seguire le misure alternative alla detenzione, atteggiamenti frettolosi di giustizialismo ad horas, critiche e giudizi spaventati ed impietosi da parte di un’opinione pubblica legittimamente impaurita ed indignata per l’opacità che, talvolta, circonda il carcere e l’esecuzione penale esterna, determinando sentimenti di sfiducia verso una istituzione fondamentale, ove coerente al mandato istituzionale.
        La sensazione che abbiamo colto è che il Capo del DAP non intenda voltare il viso altrove, non intenda rimanere indifferente o solo formalmente coinvolto ai temi da Noi esposti e che seria sia la sua intenzione di lasciare un segno di concreto cambiamento. Il tutto ci è apparso coerente con quanto abbiamo sentito affermare, in tema di attenzione verso il mondo penitenziario, dalla stessa Ministro SEVERINO, talché un cauto e prudente ottimismo riteniamo di dover esprimere, attendendo di riscontrare sul concreto quali e quante risorse vorranno destinarsi al mondo penitenziario e, soprattutto, quali reali riconoscimenti si intenderanno conferire al personale dell’amministrazione ed ai dirigenti penitenziari per rilanciare la centralità del sistema. 
         Il SIDIPE ha anche affrontato il tema della mobilità, che non può non essere legata al contratto poiché è indispensabile conoscere preventivamente il peso di ciascun incarico perché ciascuno possa concorrere consapevolmente al conferimento dello stesso, attraverso un procedimento trasparente e, capace di premiare effettivamente le capacità ed il  merito.

Dr. Enrico SBRIGLIA
Segretario Nazionale

Il Presidente, dr.ssa Cinzia CALANDRINO
Il Segretario Nazionale Vicario, dr. Rosario TORTORELLA
Il Segretario Nazionale Aggiunto, dr. Francesco D’ANSELMO  

ANCORA UN SUICIDIO NELLE CARCERI CALABRESI

 

Polizia penitenziaria controlla attraverso lo spioncino l'interno di una cella


Catanzaro. Dopo il suicidio di un detenuto sessantaseienne, originario del cosentino,avvenuto nel mese di agosto 2011,un altro detenuto,questa volta un cittadino rumeno di anni 25,nella serata di ieri si è tolto la vita,impiccandosi,nel carcere di Catanzaro.
Il detenuto rumeno,stando a notizie apparse sulla stampa locale,occupava una cella da solo.
Al momento non si conoscono altri particolari sull'accaduto che testimonia,purtuttavia,lo stato di disagio e malessere che,per una serie di concause, vivono, all'interno dell'istituto penitenziario catanzarese,sia i detenuti che lo stesso personale di Polizia Penitenziaria.
L'11 ottobre 2011 un altro detenuto rumeno di 37 anni si era suicidato nel carcere di Castrovillari.

domenica 26 febbraio 2012

FRANCESCO D'ANSELMO,UNA PROFESSIONALITA' D'ECCELLENZA ALLA GUIDA DEL CARCERE DI SASSARI CON OBIETTIVI AMBIZIOSI


"Il carcere deve creare un utile cittadino, consentire a chi è recluso di sottoporre a una visione critica il passato. E chi lo fa, dev'essere premiato". Lungi dal voler dispensare pillole di filosofia Francesco D'Anselmo, 54 anni, si sta arrotolando le maniche della camicia. Napoletano, laurea in Giurisprudenza, specializzazioni in Diritto amministrativo e del Lavoro, da ottobre è direttore di San Sebastiano. Tre i suoi obiettivi: detenuti liberi all'interno dell'istituto, niente più suicidi e trasferimento al nuovo carcere di Bancali appena possibile: "Spero entro il prossimo anno, a costo di portare i vecchi letti".
La sfida più difficile parte da un ossimoro: garantire ai reclusi la "libera" circolazione nel perimetro carcerario. E se il perimetro è quello della casa di pena sassarese, divenuta nota nel 2000 per i pestaggi ai detenuti, il progetto può sembrare utopia. Da sei anni direttore della Scuola di formazione del personale penitenziario di Monastir, ha vent'anni d'esperienza tra le celle di mezza Italia: Rimini, Parma, Forlì, Ancona, Castelfranco Emilia, che nel 2005 trasformò nel penitenziario a misura di tossicodipendente, sorta di spazio intermedio tra luogo di detenzione e comunità di recupero, poi finito nell'occhio del ciclone per contrasti con San Patrignano. Esperienza della quale D'Anselmo resta orgoglioso. Certo che si possa umanizzare persino il decadente istituto di via Roma, che guida solo tre giorni alla settimana, da dirigente-pendolare di un Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con grosse carenze d'organico.

San Sebastiano sarà il peggiore istituto della sua carriera.
"Sotto il profilo strutturale, sì. È cosa nota. L'edificio è vetusto e per migliorarlo occorrono continui pareri della Soprintendenza perché è un bene tutelato. Ma cerchiamo di fare piccoli interventi, dove si può".

Appunto, come le viene in mente di lasciare i detenuti liberi nelle sezioni per tutto il giorno?
"Non è solo una mia idea, è un intendimento del Dap. Ma è l'Europa che ce lo ha chiesto quando la Corte di Giustizia ha condannato parzialmente l'Italia per la detenzione. Quel verdetto impone di garantire uno spazio minimo di 7 metri quadrati per recluso".

Con i nostri 8 detenuti in stanze da 16 mq, siamo molto lontani.
"È per questo che dobbiamo iniziare a compensare queste carenze in altri modi, ad esempio mettendo a disposizione spazi alternativi come una sala ricreazione, un posto dove i detenuti possano incontrarsi, parlarsi, fare giochi di società o uno sport quale il ping pong. Non lo dico io, lo prevedono alcune circolari del Dap che ritengo molto coraggiose, che hanno preso atto del sovraffollamento e cercano di porvi rimedio. In questo caso, a costo zero".

Nel 2008 un detenuto è morto con un cappio al collo, forse per un omicidio. Da allora ci sono stati altri due suicidi. Per non parlare dell'inchiesta in corso su un possibile traffico di droga tra i bracci. Come si fa a tenere i detenuti liberi?
"Credo che possiamo farcela, anzi dobbiamo. Per prima cosa studiamo la storia di ogni recluso, vicenda giudiziaria e comportamento in istituto. Esclusi quelli ad alta pericolosità, in base alla valutazione assegniamo una sorda di bollino, bianco, giallo o rosso. Ovviamente, il codice bianco è attribuito a chi può essere trasferito nella sezione, per ora solo una, dove le porte delle stanze saranno aperte. Iniziamo con una fase sperimentale, con circa 25 detenuti con codice bianco. Ma l'intento è quello di estenderlo a tutti".

Come fa a non temere per la sicurezza? Finora le politiche detentive sono state incentrate su questo anche per i vuoti d'organico della polizia penitenziaria.
"Sono fiducioso. Rendere la detenzione più umana deve essere un imperativo. La sicurezza e il trattamento devono interagire. Solo così i detenuti iniziano a responsabilizzarsi: chi ha il codice bianco e infrange le regole perché fa qualcosa di sbagliato, torna ad essere recluso come prima. Sono convinto che nessuno rischi di perdere la possibilità di stare meglio".

I gesti di autolesionismo e i suicidi sono ancora troppi, in tutta Italia.
"È questo l'aspetto che ci preoccupa di più. Stiamo lavorando per aumentare il contatto con i familiari: cerco di concedere più telefonate, anche verso i cellulari (proibite, tranne in casi particolari, ndr) proprio perché sono convinto che sentirsi vicini ai propri affetti faccia da deterrente alla disperazione".

Non può bastare nelle carceri-discarica del nostro Paese.
"Lo so, ma punteremo sul lavoro, con progetti esterni o piccoli incarichi nel carcere. Penso ai voucher Inps, buoni convertibili in contributi, a chi tinteggia le pareti della stanza e così via. Oggi sembra un'utopia. Ma so che è possibile".


Termina quì l'intervista rilasciata dal dr. D'Anselmo a " La Nuova Sardegna"

PAGANO LASCIA MILANO


L'INTERVISTA

"Da Tangentopoli agli stranieri 
i miei 20 anni di prigioni umane"

Pagano: di Milano mi mancheranno l´integrazione e le bancarelle. Il provveditore delle carceri va al Dap: Sono arrivato nel 1989 il terrorismo era passato ma si avvertiva una bufera in arrivo

di ORIANA LISO

Il sergente Drogo a guardia della Fortezza Bastiani. I sommersi e i salvati di Primo Levi. L´occhio orwelliano di 1984. A farglielo notare, Luigi Pagano si schermisce: «Ma no, leggo anche altro, non solo cose che richiamano il carcere. Ho letto tutti i classici, tanto Dostoevskij: Delitto e castigo, I demoni...» Torna sempre lì Pagano, l´uomo che per più di vent´anni ha legato il suo nome a San Vittore prima, come direttore, poi a Bollate e alle altre carceri lombarde, quando è diventato provveditore regionale. E che ora raccoglie foto, targhe, diplomi e sassofono e va a Roma, promosso vicepresidente del Dap, il dipartimento dell´amministrazione penitenziaria. (segue)


(da repubblica di oggi 26.02.2012 -  www.repubblica.it)

giovedì 23 febbraio 2012

ARRIVANO I PRIMI POSITIVI RISULTATI

CARCERI: SEVERINO, IN 2 MESI DIMINUITE 20% PORTE GIREVOLI.
RIATTIVARE CONVENZIONI PER RITORNO RECLUSI STRANIERI LORO PAESI


(ANSA) - ROMA, 23 FEB - In due mesi, il fenomeno delle porte girevoli,cioe' gli ingressi in carcere per pochissimi giorni, sono diminuiti del 20% per effetto del dl svuota-carceri. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino,che ha definito questi primi dati ''estremamente confortanti''. Il Guardasigilli ha anche spiegato che sempre nell'ottica di alleggerire la pressione sulle carceri, sta pensando di ''riattivare le convenzioni con i Paesi di origine'' per far scontare li' la pena ai detenuti stranieri: ''se il carcere e' rieducazione e inserimento sociale, questo puo' avvenire meglio attraverso il ritorno nel Paese di origine'', ha sostenuto il ministro, che ha anche reso noto che attraverso il piano carceri si dovrebbe ''riuscire a avere alcune centinaia di posti in piu''' a partire dal mese prossimo. (Ansa)


Nella sua incessante attività Paola Severino raccoglie i primi successi,frutto della bontà delle sue idee,e manifesta ipotesi operative (rimpatrio detenuti stranieri) che se realizzate segnerebbero una svolta nella politica penitenziaria italiana.Insomma  c'è molta attenzione attorno all'operato del ministro della Giustizia.

UN MINISTRO CON LE IDEE CHIARE


Al primo incontro con le Organizzazioni Sindacali rapperesentative del Corpo di Polizia Penitenziaria Paola SEVERINO fa chiaramente capire che bisogna RECUPERARE AL SERVIZIO ISTITUZIONALE LE MOLTE UNITA' DI PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA CHE SONO STATE DISTRATTE  NEL TEMPO  DA TALE AMBITO LAVORATIVO.



Questa una delle prime indicazioni emerse dall'interessante incontro.

INTERVENTI DI RAZIONALIZZAZIONE E DI RIORDINO ORGANIZZATIVO

Nuovo decreto di riorganizzazione del Ministero della Giustizia


Funzioni scorporate tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e quello dell'organizzazione giudiziaria : lo prevede uno schema di decreto del presidente della Repubblica in linea con la politica governativa dei tagli.Sostanziali consensi sulla proposta.


(Nelle "PAGINE" del sito leggibile lo schema di DPR di riorganizzazione del Ministero della Giustizia corredato di tabelle.)

DETENUTO SUICIDA,L'AGENTE DI SORVEGLIANZA RISPONDE DI OMICIDIO COLPOSO


Lo afferma la Cassazione che conferma la condanna di un Agente per omissione di diligenza nella sorveglianza di una detenuta poi impiccatasi.
(nella pagina a fianco la sentenza integrale)

mercoledì 22 febbraio 2012

VERITA' NASCOSTE?

L'on. Rita BERNARDINI  dei Radicali con interrogazione posta  al Ministro della Giustizia in data 16 gennaio 2012 ha panoramicato problematicamente sul carcere di Castrovillari per come visto nel corso di una visita effettuata poco tempo prima.
Alcuni passaggi dell'interrogazione,di seguito riproposti,riguardavano una vicenda triste: il "suicidio" del Sovrintendente di Polizia Penitenziaria Fabrizia Germanese avvenuto nel 2008 nel carcere di Castrovillari,dove quest'ultima era ristretta:

(1) " - sempre nella sezione femminile la delegazione ha notato una cella sotto sequestro dal maggio del 2008 perché lì si suicidò un'agente di polizia penitenziaria, Fabrizia Germanese di 44 anni, arrestata per traffico di stupefacenti; nei sei mesi prima del suicidio l'agente aveva prestato servizio «in missione» proprio nell'istituto di Castrovillari; "   


(2) "- quali siano le ragioni che hanno portato l'Amministrazione a detenere l'agente Fabrizia Germanese nello stesso istituto dove aveva prestato servizio e quali misure fossero stato messe in atto per scongiurare il suo suicidio; "


                                                
                                             " Gazzetta del Sud " di giugno 2008

martedì 21 febbraio 2012

ATTENZIONE CONTINUA DEL MINISTRO SEVERINO PER I PROBLEMI DEL CARCERE

Carceri, Presto un tavolo per verificare attuazione provvedimenti

"Con Polizia penitenziaria, sindacati, imprese, associazioni

ROMA - Ai provvedimenti varati dal Governo per affrontare il problema del sovraffollamento e delle condizioni di vita nelle carceri va affiancato "un tavolo per verificarne l'esecuzione". Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, rispondendo alle domande dei cronisti al Senato.
Obiettivo del tavolo che la Guardasigilli intende promuovere, verificare "se effettivamente i provvedimenti riescono a portare sollievo ai detenuti, quando la detenzione si trasforma in una violazione di diritti fondamentali".
Al tavolo, ha spiegato Severino, dovrebbero partecipare "tutte le componenti interessate", quindi oltre al ministero "la Polizia penitenziaria, i sindacati degli agenti, i Garanti dei detenuti, gli imprenditori interessati al lavoro carcerario e tutte le associazioni che lavorano in carcere".

CON IL NUOVO CAPO DAP GIOVANNNI TAMBURINO INIZIA UN'ALTRA STAGIONE PENITENZIARIA

                                                  Pres. Giovanni Tamburino

Il presidente Giovanni Tamburino si insedia e convoca i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali  della Polizia Penitenziaria .
Gli incontri previsti per le date del 23,24 e 28 febbraio .

sabato 11 febbraio 2012

AL GR1 IL MINISTRO SEVERINO SULLE CAMERE DI SICUREZZA


Paola Severino


Il ministro della Giustizia Paola Severino intervenendo al Gr1 in merito al recente provvedimento  selle carceri approvato dalla Camera ha dichiarato che ''il beneficio e' quello di evitare il fenomeno delle porte girevoli, estremamente costoso ed inutilmente penoso..sara' sempre un magistrato a giudicare se la persona sia o meno pericolosa e in base a questo valutare se debba rimanere nelle celle di sicurezza, possa andare ai domiciliari o debba rimanere in carcere''.
Il ministro ha quindi ribadito, a proposito delle polemiche mosse dai sindacati di polizia sull'uso delle camere di sicurezza, che il provvedimento " e' stato redatto insieme al ministro dell'Interno e abbiamo fatto un monitoraggio trovandone 1.100 idonee allo scopo ".
Dai primi risultati pare che il provvedimento,che mira ad ottenere una deflazione carceraria in sicurezza ,funzioni.E' l'auspicio di tutti.

LA SANITA' PENITENZIARIA NEI SISTEMI REGIONALI




Dal 16 al 18 novembre 2011 a Roma si è svolto il XII congresso nazionale della Società italiana di Medicina e Sanità penitenziaria (S.I.M.S.Pe. onlus) sul tema “La sanità penitenziaria nei sistemi sanitari regionali”.L’evento, cui hanno partecipato i maggiori esperti del settore, ha aperto una finestra sul mondo della sanità penitenziaria alla luce del Dpcm 1 aprile 2008 che ha trasferito le competenze in materia sanitaria penitenziaria dal ministero della Giustizia alle Asl.
“Questo momento - ha esordito nel suo intervento di apertura dei lavori Enrico Giuliani, presidente del Congresso - che può essere definito epocale per i servizi sanitari penitenziari, ha visto esplodere in molteplici frammenti organizzativi regionali il sistema unico che fino al 2008 era gestito centralmente dal ministero della Giustizia. Spesso gli organismi regionali e le singole Asl hanno preso spunto dalle precedenti prassi operative per declinare i nuovi sistemi, in alcune occasioni, invece, il vecchio è stato completamente accantonato”.



Il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria,Giuseppe Moretti, ha moderato la tavola rotonda sul tema “Il ruolo della Polizia Penitenziaria nell'assistenza sanitaria alle persone detenute". Grande attenzione è stata rivolta, dunque, alle problematiche emergenti dall’integrazione tra Asl e ministero della Giustizia anche ricorrendo alla testimonianza del principale partner del mondo sanitario in carcere, ovvero la Polizia Penitenziaria.Hanno partecipato il commissario Maria Luisa Tattoli, che ha introdotto “Il diritto alla salute del detenuto: forme di interazione e criteri di collaborazione tra l’Ordinamento sanitario e l’Ordinamento penitenziario, con particolare riferimento al ruolo della Polizia Penitenziaria”, il commissario Vincenzo La Monaca, ex comandante del Carcere di Trani, Salvatore Parisi, ispettore presso la Casa di Reclusione di Carinola, responsabile dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza Penitenziaria, Franco Lepri, medico penitenziario della Regione Lazio, Vincenzo De Donatis, medico penitenziario della Regione Emilia Romagna, Antonino Levita, medico penitenziario della Regione Sicilia, il commissario Giovanna Zaccari, vice comandante di Regina Coeli, il dottor Manganelli, ex comandante della Casa Circondariale di Brescia e dell’Opg di Aversa, il commissario Amerigo Fusco, responsabile del coordinamento Funzionari Ugl e comandante della Casa di reclusione Opera di Milano.
“Ritengo debbano essere individuati i margini - ha precisato Moretti - di una invisibile linea di demarcazione tra i compiti istituzionali della Polizia Penitenziaria, nei quali non c’è esplicitamente alcuna funzione di tipo sanitario (com’è prevedibile che sia) e la posizione di garanzia riconosciuta dalla giurisprudenza già agli Agenti di Custodia, ed ora alla Polizia Penitenziaria, che implica il riconoscimento di una tutela più ampia, che è quella del bene vita, comprensivo del diritto alla salute del detenuto, come più volte riconosciuto anche dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.



“È toccato, poi, al regolamento di servizio del Corpo di Polizia Penitenziaria - continua - prevedere tra gli obblighi del personale in servizio nei reparti detentivi, e non solo nelle infermerie degli Istituti, quello di riferire tempestivamente al preposto servizio, anche per iscritto, ogni fatto che possa pregiudicare la salute e l’incolumità delle persone e le condizioni igienico-sanitarie, adottando provvisoriamente in via d’urgenza i provvedimenti volti ad evitare o a ridurre danni a persone o cose”.
A riguardo, uno dei temi al centro di approfondimento della tre giorni di Agorà Penitenziaria è stato quello delle malattie infettive in carcere, vero laboratorio e fucina d’idee per studiare e affrontare, in una popolazione confinata quindi controllabile con relativa facilità, le metodologie più moderne in tema di trattamento di tutte le malattie infettive. Mai come ora, in questo campo, visto il frazionamento regionale, questi momenti d’incontro e confronto in merito alle terapie adottate, possono garantire riflessioni mirate ad omologare i trattamenti in tutti gli istituti penitenziari.
Per Moretti “il Corpo della Polizia Penitenziaria è certamente pronto ad assumersi tutte le responsabilità connesse ai propri compiti istituzionali, non certo quelle che oggi talvolta ricadono sullo stesso personale a causa dell’assenza di adeguate figure professionali nel ramo della medicina, il cui organico sembra essere stato maggiormente depauperato dal passaggio delle competenze sulla sanità penitenziaria alle Regioni. Ma se oggi siamo qui, è anche per ribadire la centralità della Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’istituzione penitenziaria e un’ipotesi di futuro lavoro: avviare un percorso per giungere ad una nuova Polizia Penitenziaria, una branca specialistica dell’esecuzione penale che sia di fatto una Polizia di Giustizia, nella quale sia codificato anche il riconoscimento di figure tecniche in ambito sanitario, ormai irrinunciabili per la gestione delle problematiche emergenti anche dai reiterati eventi luttuosi che si stanno verificando tra lo stesso personale e che noi vorremmo non si ripetessero, proprio attraverso una migliore attività di sostegno psicologico”.


La polifunzionalità della Polizia Penitenziaria nasconde in sé una potenzialità notevole, una capacità, tuttavia, sovente rimasta inespressa a causa delle questioni che da sempre affliggono il sistema penitenziario, e che costringono tutti gli operatori ad una rincorsa quotidiana, continua e affannosa delle finalità dell’esecuzione penale interna. Su tutte le questioni spicca, ovviamente, quella del sovraffollamento carcerario, il cui impatto sistemico si riflette anche sulla fruizione delle più elementari prerogative costituzionalmente tutelate all’utenza detenuta e sul lavoro di tutti coloro i quali compongono la comunità penitenziaria.
“Non possiamo dimenticare, poi, - sottolinea Moretti - la presenza nel nostro sistema penitenziario degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, sui quali si è recentemente soffermata l’attenzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, alzando il velo su una realtà in cui convivono contemporaneamente degrado e situazioni di eccezionale umanità, come quella segnalata dal Sen. Marino, che come testualmente il Presidente della apposita commissione parlamentare ha voluto rimarcare scrivendo nella relazione conclusiva quanto colpisca la dedizione “a volte straordinaria, delle poche persone che lavorano in queste strutture, dagli operatori sanitari ai poliziotti della Polizia Penitenziaria, cronicamente sotto organico. Ad Aversa, nell’ispezione a sorpresa, abbiamo trovato poliziotti in ginocchio vicino agli internati, che rifacevano il piatto doccia di una stanza. Persone straordinarie, con una dedizione che va al di là dei loro compiti”.
L’organizzazione del Congresso ha visto quest’anno anche la collaborazione del Consiglio nazionale delle Ricerche che dimostra in tal modo un’attenzione tutta nuova al mondo della detenzione. Il Cnr, infatti, ha l’importantissimo compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese.

venerdì 10 febbraio 2012

CHAMPAGNE,VEGLIE FUNEBRI ED INIZIAZIONI.

Le notizie che pubblichiamo e commentiamo sono state già ampiamente diffuse dalla stampa.


VECCHIO CARCERE DI VIBO VALENTIA (Sant’Agostino



Il vecchio carcere di Vibo,denominato “San’Agostino” e sito,in posizione dominante, nella parte alta della città, negli ultimi lustri è stato posto all’attenzione dei magistrati ad opera di collaboratori che vi avevano trascorso negli anni ’80 periodi di detenzione .
Antonio Sestito di Crotone, Gerardo D'Urzo di Sant'Onofrio e Francesco Fonti di Bovalino hanno reso dichiarazioni importanti su alcuni fatti accaduti all’interno del carcere vibonese.
Il pm Marisa Manzini,nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Alba”,aveva appreso dal collaboratore SESTITO le "regole" interne a quel carcere,fatiscente e facilmente ermeabile,dove i detenuti "di peso" avrebbero ricevuto lauti pranzi dall’esterno ad opera dei capi della cosca Lo Bianco.




Il pm Patrizia Nobile invece avrebbe ricevuto dal pentito D’URZO le confidenze sulla facilità di comunicazione fra gli ‘ndranghitisti in libertà ed i capi dei clan Mancuso e Fiarè, reclusi all'epoca nel "Sant'Agostino".
Nell'udienza del processo "Genesi" del 22 aprile 2010, si era appreso invece dal collaboratore FONTI  che il patriarca del clan di Limbadi, Francesco Mancuso  (deceduto nel 1997), il 13 ottobre del 1985 aveva organizzato e tenuto nel carcere di Vibo una "veglia funebre" in onore del boss di Reggio Calabria,Paolo De Stefano, ucciso da latitante nella sua Archi in risposta all'autobomba che a Villa San Giovanni era costata due giorni prima la vita a tre guardaspalle del boss rivale Nino Imerti, noto come "Nano feroce".





ANNO V° DELL'ERA ....

NUOVO CARCERE DI VIBO VALENTIA (contrada Cocari)


Le cose non sembrano cambiare nel nuovo carcere di Vibo Valentia - uno dei più importanti della Calabria – che,dopo un infelice inizio ed una pronta e vigorosa ripresa,subisce,nel periodo dei fatti evocati dai collaboratori,una “caduta verticale” tanto che,per la prima volta,due sentenze giudiziarie pongono formale attenzione sulla nuova struttura penitenziaria vibonese per quanto sarebbe accaduto all’interno della stessa dall’agosto al dicembre 2007.
Protagonisti alcuni detenuti arrestati nell’agosto di quell’anno nell’ambito dell’operazione “FEHIDA”.
Con la sentenza del 6 luglio 2011 della Corte d'Asside d'Appello di Reggio,relativa alla faida di San Luca che ha originato poi la strage di Duisburg del ferragosto 2007,i giudici nel condannare ad 8 anni per associazione mafiosa alcuni esponenti dei clan di San Luca, danno per giudiziariamente provate le affiliazioni alla 'ndrangheta, avvenute all'interno del carcere di Vibo, di Roberto Aguì, 30 anni, e Giuseppe Pipicella, 40 anni, alias "Peppe u zipangulu".
Il collaboratore Vincenzo Marino, 35 anni, ex affiliato al clan "Vrenna-Bonaventura" di Crotone, con le sue dichiarazioni svela i retroscena di quanto avvenuto nel nuovo carcere vibonese nel 2007. Marino ha spiegato ai magistrati reggini, in un verbale del 29 settembre 2009,poi confermato in udienza il 28 febbraio scorso 2011,di essere stato detenuto sino al dicembre del 2007 nel carcere di Vibo, in compagnia di Franco Vottari, alias "u Frunzu", Emanuele Biviera, Giuseppe Pugliesi, Giuseppe Biviera, Vincenzo Biviera, Raffaele Stranieri, Roberto Aguì e Antonio Pelle, tutti di San Luca e ritenuti dall'accusa organici al clan dei "Pelle-Vottari" contrapposto ai "Nirta- Strangio",tutti coinvolti,come dicevasi sopra nell'operazione "Fehida" del 30 agosto 2007.
Secondo le sentenze di primo e secondo grado, Vincenzo Marino su incarico di Francesco Vottari – al fine di rendere più facile la vita in carcere per i giovani detenuti –, oltre ad Aguì e Pipicella (che erano stati assolti in primo grado) avrebbe "battezzato" nei pressi del campo di calcetto, all'interno del carcere di Vibo, anche Antonio Pelle, Raffaele Stranieri, ed i tre Biviera (tutti condannati già in primo grado). Per compiere il "rito" di affiliazione sarebbe stata utilizzata la fontana del carcere adiacente al campo di calcio.

                                      Nuovo carcere di Vibo Valentia

Le dichiarazioni di riscontro rese dal maggiore dei carabinieri Alessandro Mucci e dal maresciallo Francesco Natale hanno indubbiamente avuto la loro importanza. In particolare, Mucci aveva riferito in aula di aver accertato come veritiera l'asserzione secondo la quale il collaboratore Marino tra l'ottobre e il novembre 2007 aveva condiviso la cella con Raffaele Barletta, ritenuto esponente del "locale" di Guardavalle, e con Vincenzo Lamari, dell'omonimo clan di Laureana di Borrello, i quali avrebbero assistito al "battesimo" dei giovani dei Pelle-Vottari.
La sentenza per la faida di San Luca attende ora solo il vaglio della Cassazione. Ultimo esame dei giudici che potrebbe definitivamente portare a far luce anche su quanto sarebbe avvenuto all'interno del carcere di Vibo.
Indubbiamente la gravità di quanto raccontato dai collaboratori/pentiti inquieta l’opinione pubblica e pone seri interrogativi su un periodo temporale,quello datato dai fatti più recenti,che aveva visto la Calabria penitenziaria onesta piegata su sé stessa ed incapace di reagire alle sfide di una criminalità organizzata sempre più sicura di sé stessa.

giovedì 9 febbraio 2012

VOTATA LA FIDUCIA AL DECRETO SUL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI

CAMERA DEI DEPUTATI

XVI LEGISLATURA

584^ SEDUTA PUBBLICA    Giovedì 9 febbraio 2012 – Ore 10,15
ORDINE DEL GIORNO
1.      Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato)(C. 4909)

Votata la fiducia al decreto sul sovraffollamento delle carceri

La Camera, con 420 voti a favore e 78 contrari, ha votato la fiducia posta dal Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (C. 4909).

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PRINCIPALI CONTENUTI DEL TESTO APPROVATO IN PRECEDENZA DAL SENATO

Il disegno di legge di conversione del D.L. 22 dicembre 2011, n. 211, approvato dal Senato (A.C. 4909), introduce una serie di misure volte a mitigare la tensione carceraria determinata dalla condizione di sovraffollamento. Le principali innovazioni contenute nel testo trasmesso dal Senato sono le seguenti:
  • per ovviare al problema delle cd. "porte girevoli"  (casi di detenuti condotti nelle case circondariali per periodi brevissimi: nel 2010, 21.093 persone trattenute per un massimo di 3 giorni) si prevede che costituisca l'eccezione la detenzione in carcere dell'arrestato in flagranza di reato  (per illeciti di competenza del giudice monocratico) in attesa dell'udienza di convalida dell'arresto e del rito direttissimo.  Si prevede pertanto: in via prioritaria, che sia disposta la custodia dell'arrestato  presso l'abitazione; in subordine che sia disposta la custodia presso idonee strutture della polizia giudiziaria; solo in via ulteriormente subordinata, che sia disposto l'accompagnamento nella casa circondariale;
  • il dimezzamento (da 96 a 48 ore) del termine entro il quale deve avvenire la citata udienza di convalida;
  • l'estensione da 12 a 18 mesi della soglia di pena detentiva, anche residua, per l'accesso alla detenzione domiciliare prevista dalla legge n. 199 del 2010:
  • un'integrazione delle risorse finanziarie, pari a circa 57,27 milioni di euro per l'adeguamento, potenziamento e messa a norma di infrastrutture carcerarie;
  • il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, di cui si prevede la chiusura entro il 1° febbraio 2013;
  • l'estensione della partecipazione al dibattimento a distanza alla testimonianza di persone detenute;
  • l'estensione del regime delle visite in carcere (senza autorizzazione dell'amministrazione penitenziaria) ai parlamentari europei;
  • l'introduzione di un nuovo caso di illecito disciplinare dei magistrati, per inosservanza delle disposizioni relative al luogo di svolgimento dell'udienza di convalida;
  • l'estensione della disciplina sull'ingiusta detenzione ai procedimenti definiti prima dell'entrata in vigore del nuovo c.p.p. (24 ottobre 1989), con sentenza passata in giudicato dal 1° luglio 1988.

giovedì 2 febbraio 2012

DAP : TAMBURINO E PAGANO ?

RIVOLUZIONE AL DAP : IONTA ANDREBBE VIA ED ARRIVEREBBERO TAMBURINO E PAGANO.
Circolano con sempre maggiore insistenza notizie giornalistiche in merito ad un cambio dei vertici del DAP. Anche l'autorevole quotidiano economico "Il Sole 24 Ore",nell'edizione odierna, interviene in merito ed indica nell'attuale Presidente Tribunale di Sorveglianza di Roma,Giovanni Tamburino,il  nuovo capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. Ad affiancarlo ci sarrebbe Luigi Pagano,Provveditore di Milano e " padre" del carcere modello di Bollate.
La nomina potrebbe essere fatta nel prossimo consiglio dei ministri.

mercoledì 1 febbraio 2012

IL MINISTRO SEVERINO IN COMMISSIONE GIUSTIZIA

 Paola Severino

mercoledì 1 febbraio 2012

Carceri: Severino, positivi primi effetti DL

Camera dei Deputati. "I primi dati sull'applicazione del decreto carceri sembrerebbero dare conto e ragione della sua efficacia e di un effetto deflattivo significativo". Così la ministra della Giustizia Paola Severino intervenendo in Commissione Giustizia a Montecitorio dove prosegue l'esame del disegno di legge di conversione del decreto legge sul sovraffollamento delle carceri (C 4909).

Il ministro, che ha rivelato il suo 'blitz' non annunciato nel carcere di Catania, con una visita a sorpresa il giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario in Corte d'appello,riferisce proprio a quanto appreso nella citta' siciliana: "i primi dati dicono che la magistratura e' pronta a recepire" il contenuto del provvedimento. "Nel carcere di Piazza Lanza, dove ho trovato una direttrice straordinaria ed una polizia penitenziaria straordinaria, da quando il dl e' entrato in vigore non hanno piu' avuto casi di carcerazione da porte girevoli calcolato sui 5 giorni. E' un dato che mi ha piacevolmente sorpreso", ha osservato mettendo l'accento sull'effetto deflattivo "significativo".

LAMEZIA TERME : BRUCIATA AUTO POLIZIOTTO PENITENZIARIO



Ancora un atto intimidatorio in Calabria contro un Agente di Polizia penitenziaria cui la notte scorsa è stata bruciata l'autovettura di proprietà.
Il poliziotto,in servizio al carcere di Vibo Valentia,seconfo fonti giornalistiche,avrebbe subito in passato analogo attentato.Indagini sono in corso da parte della competente Autorità Giudiziaria.
Le Organizzazioni Sindacali reclamano la presenza in Calabria di un Provveditore Regionale stabile.