venerdì 28 marzo 2014

CARCERE LAMEZIA

Lamezia, in atto trasferimento detenuti. Carcere cittadino verso la chiusura?
Carcere Lamezia cellulari blindati Lamezia Terme, 28 marzo 2014 - Decine di agenti della Polizia penitenziaria con furgoni blindati e auto si sono recati dinanzi al carcere di Lamezia Terme.Secondo fonti non confermate ma nemmeno smentite, pare sia in atto un trasferimento in massa dei detenuti in altri penitenziari.
Alla base della decisione, la probabile chiusura della struttura carceria lametina. Al momento comunque nessuna notizia è stata resa pubblica. 
Preoccupazioni in merito sono state espresse dalla UIL Penitenziari tramite il Segretario Nazionale Gennarino De Fazio che ha chiesto al Provveditore regionale l'apertura di un tavolo di confronto.
Va da sè che , al di là di ogni ragionevole considerazione,la struttura penitenziaria lametina risulta essere scarsamente rispondente alle esigenze funzionali proprie di un istituto penitenziario.

CHIERCHIA ( Si.P.Pe.) : RIFORME STRUTTURALI PER RIORGANIZZARE IL SISTEMA PENITENZIARIO

La "paghetta" ai carcerati torturati? No, grazie! Meglio Amnistia, Indulto e perché non, anche la cauzione!

                                       Orlando,Ministro della Giustizia

Piano carceri studiato dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per evitare che le punizioni europee previste per chi, come l’Italia, non riesce a garantire un’ospitalità dei detenuti nella misura dignitosa e rispettose delle disposizioni comunitarie nonché a criteri umanitari e per evitare risarcimenti dei danni, ha studiato il modo per farla franca.
Ha pensato bene il Ministro, per non incorrere alle condanne, di “ricorrere ai saldi” – scrive il Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Si.p.pe, Romeo Chierchia – prevedendo uno sconto di pena del 20% per chi continua a sopportare una situazione disumana e contrarie alle disposizioni comunitarie o in alternativa la scelta, “dell’opzione”, dell’indennizzo giornaliero di 10 o 20 €, naturalmente esente tasse, a titolo di risarcimento danni per i detenuti torturati. Ottima proposta Ecc.mo Ministro!
Il Giusto binomio oggi è “l’Amnistia e l’Indulto”. La nostra compagine sindacale, né parla da mesi e mesi, per non dire da anni. Il parlamento, in qualità di organo Costituzionale “elettivo”, deve assumersi questa responsabilità davanti al Paese e deve azzerare il tutto.
Il carcere deve essere l'ex-trema ratio alla quale il giudice deve ricorrere quando non ha altre alternative.
Ma invece di prevedere misure alternative al carcere, come la libertà su cauzione, per reati non di impatto sociale devastanti, è un’opportunità concessa all’imputato di richiedere una misura alternativa alla custodia in carcere, pagando una cauzione per conquistare l’assoluzione e per lo STATO un incremento delle entrate per consentire la gestione autonoma contabile delle carceri con budget predeterminati. La “paghetta” invece significa un costo per lo STATO e chi pagherà? Il contribuente! Tutti parlano, tutti criticano, tutti vogliono aver ragione, con proposte sempre vecchie e clientelari, ma alla fine i fatti non si vedono.
A questi provvedimenti tampone utili per il “momentum”, devono seguire riforme strutturali del sistema penitenziario e provvedimenti legislativi che mirino ad organizzare la Giustizia Italiana che ad oggi non risulta essere efficiente. Il prodromo di un percorso non lineare, rischia di trasferire il problema penale nel tessuto sociale con gravi danni al Paese.
Inoltre non bisogna dimenticare che la sofferenza prioritaria, oggi, è accollata principalmente al personale di Polizia Penitenziaria, che lavora in prima linea e con turni massacranti poiché costretti a coprire più posti di servizio contemporaneamente e a volte anche 4 posti consecutivi, con le conseguenze, in termini di salute, stress e tensione e senza riconoscere il giusto equilibro economico.
Un consiglio al Ministro - conclude il Chierchia – invece di pensare alla “paghetta” per i detenuti perché non pensa ad aumentare l’indennità di presenza giornaliera, per gli agenti di Polizia Penitenziaria che prestano la propria opera per lo Stato, con un ulteriore importo di € 15,00 al fine di evitare che “lo sfruttamento” o questo sacrificio richiesto, si potrà tradurre, in ricorsi nelle sedi opportune per l’eventuale riconoscimento del danno patito.

venerdì 21 marzo 2014

BRACCIALETTO ELETTRONICO


CARCERI. Nel vibonese potranno avere 'braccialetto' elettronico in 160.



    La misura del braccialetto elettronico da sottoporre ai detenuti sarà presto una realtà che interesserà le 160 persone sottoposte agli arresti domiciliari e a quelle che chiederanno una gradazione della misura, accettando questo "compromesso", pena la continuazione della detenzione inframuraria. L'iniziativa è stata presentata dal procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, dal presidente della sezione civile Antonio Di Marco, dal questore Angelo Carlutti, dal comandante provinciale dei carabinieri Daniele Scardecchia e dal ten.col. Vittorio Carrara.
    Una misura, quella del braccialetto elettronico, che esiste da tempo - anche se applicata soltanto in 20 casi sul territorio nazionale - ma che, con l'ultimo decreto "svuota-carceri", è stato previsto con esigenze retroattive e ha, quali destinatari, soggetti caratterizzati da pericolosità sociale tale da non giustificare il carcere, ma nemmeno da concedere la completa libertà. Si tratta di una misura estremamente semplice con la presenza di un strumento installato dalla Telecom (che ha vinto l'appalto a livello nazionale) nell'abitazione il cui segnale wi-fi copre un determinato raggio consentendo, così, di percepirlo dalla cavigliera elettronica applicata al soggetto.
    Nel momento in cui dovesse mancare la corrispondenza del segnale si accerterebbe l'allontanamento del reo o, al massimo, che la strumentazione è malfunzionante. Ad ogni modo sia nel primo che nel secondo caso tutto ciò si saprebbe in tempo reale e, quindi, si interverrebbe in maniera tempestiva. Sarà il giudice di volta in volta a stabilire i casi di applicazione anche per i soggetti che stanno scontando una pena ai domiciliari.
    A giorni sarà comunicata la presenza del dispositivo al Consiglio dell'ordine e alla Camera penale in modo tale "da poter veicolare la notizia ai rispettivi clienti". "Si tratta di - hanno specificato Di Marco e Spagnuolo - di un momento di grande civiltà, di rispetto dei diritti individuali del cittadino".

    lunedì 3 marzo 2014

    Si.P.Pe e FP CGIL : IDEE A CONFRONTO

    INCONTRO SIPPE E FP CGIL POLIZIA PENITENZIARIA

    (Roma 27.02.2014) Si è tenuta in Roma, nella sede della FP CGIL, un incontro tra i componenti della Segreteria Generale del Si.P.Pe. e il direttivo nazionale della FP CGIL Polizia Penitenziaria. L'incontro tra i due gruppi è stato utile per un confronto e uno scambio proficuo di idee e condivisione degli scopi da raggiungere. All'incontro, oltre i vari dirigenti delle due organizzazioni sindacali, erano presenti il Coordinatore Nazionale della FP CGIL Polizia Penitenziaria Massimiliano Prestini, il Segretario Generale del Si.P.Pe. Alessandro De Pasquale e il Responsabile Nazionale della FP CGIL Comparto Sicurezza, Francesco Quinti. Dopo tale incontro, si è riunito in Anzio (Roma) il Comitato Nazionale del Si.P.Pe.

    sabato 1 marzo 2014

    CAMBIA IL CARCERE IN ITALIA

    Al via a Bolzano il primo carcere privato d'Italia

    di Gabriella Meroni

    Dopo la chiusura del bando, che ha visto sei partecipanti, si sta identificando il soggetto che gestirà la struttura, in funzione tra due anni. A carico dello Stato solo la sicurezza. Per la Provincia altoatesina sarà un carcere modello, vivibile e ad alta socializzazione. Ma i 5 stelle denunciano: l'unico scopo è il profitto

    overcrowding is particularly bad in california because of its three strikes law requiring judges to jail anyone whos convicted o
    Se ne parla da anni, ma ora il progetto diventerà realtà: il primo carcere privato d’Italia sorgerà a Bolzano entro due anni. Il bando per la realizzazione della nuova struttura – 200 posti per detenuti, e ben 100 operatori di polizia penitenziaria – era stato pubblicato dalla Provincia autonoma lo scorso aprile, ma solo a gennaio è partita la fase di selezione dell’ente gestore. A candidarsi sono stati sei soggetti: il prescelto dovrà sostenere i costi dell'opera, stimati in 63 milioni di euro, cui si aggiungono i 15 milioni per l'esproprio delle superfici. L’operazione non è ovviamente tutta privata: il contributo pubblico ci sarà, anche se  minoritario, e dopo vent’anni l’istituto penitenziario tornerà sotto l’egida del ministero della Giustizia. 
    Ma come si è arrivati a questa novità assoluta per il nostro paese? Grazie a una norma contenuta nel decreto “Salva Italia” del governo Monti, cheall’articolo 43 prevede la possibilità di finanziamento privato (project financing) per l'edilizia carceraria a patto che il contributo pubblico, insieme alla quota di debito garantita dalla pubblica amministrazione, non ecceda il 50% dell'investimento, e che le fondazioni concorrano almeno per il 20%. Il decreto specifica inoltre che al privato va riconosciuta “una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia”, che il concessionario incasserà dopo aver messo in funzione la struttura. E sempre al privato spetta "l'esclusivo rischio" e "l'alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell'opera”, come specifica ancora il decreto, che fissa la durata della concessione in misura “non superiore a venti anni”.
    La Provincia di Bolzano è dunque il primo ente locale che ha deciso di approfittare dell’occasione, dovendo sostituire il vecchio carcere costruito 120 anni fa, che oggi ospita 125 detenuti a fronte di una capienza di 90 posti. Il nuovo istituto, che dovrebbe essere pronto nel 2016, sarà “una struttura adeguata, vivibile, con spazi di socialità, di formazione e lavoro che garantiscano la dignità della persona e facilitino il suo reinserimento”, come aveva sottolineato al momento della presentazione del progetto, l’estate scorsa, l’allora presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder (oggi è Arno Kompatscher). Che aveva aggiunto come “i programmi di socializzazione proposti avranno un peso importante nel punteggio finale”.
    L’aggiudicatario, che dovrà comunque seguire gli indirizzi di progettazione (studio di fattibilità e costruzione modulare) indicati dal Dap, verrà deciso a breve, visto che in base alla procedura (per la quale la Provincia si è affidata allo studio legale internazionale PricewaterhouseCoopers) il progetto dovrà essere pronto entro giugno. E sempre il soggetto privato dovrà occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria, la gestione delle utenze, il servizio mensa dei detenuti e il bar interno del personale, i servizi lavanderia e pulizia. Gestirà anche le attività sportive, formative e ricreative, mentre le mansioni di sicurezza resteranno in capo alla polizia penitenziaria e quindi allo Stato.
    Non mancano comunque le polemiche: il Movimento 5 Stelle dell’Alto Adige, per esempio, ha ingaggiato una battaglia contro le decisioni della Provincia sostenendo che si tratta di un’operazione speculativa: a quanto si legge sul sito del Movimento, il terreno sul quale dovrà sorgere il carcere è stato acquistato da due società (il Gruppo Podini e l’impresa Rauch) con un preliminare di vendita da 255 euro al mq nel 2008 e un contratto definitivo del 2011 nel quale il prezzo di vendita è schizzato a oltre 10mila euro al mq. E visto che “il valore d'esproprio pagato dalla Provincia è di 15.800.00 euro”, secondo i grillini il “guadagno speculativo della società che fa capo a Podini e Rauch ammonta così a 5 milioni di euro. Il 50% in meno di un anno”. “Il privato cercherà, come negli Stati Uniti o forse più, di massificare il profitto”, conclude il Movimento. “Operazione che di solito cozza contro la qualità, specialmente quando si hanno buoni appoggi politici con scarsi controlli”.
    da " VITA" del 3.2.2014